IL GIORNO DELLA MEMORIA (ANCHE) PER LA POLIZIA LOCALE di M.Mancini

IL GIORNO DELLA MEMORIA (ANCHE) PER LA POLIZIA LOCALE di M.Mancini

NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA IL RICORDO DI LUIGI VACCHINI
EROE TRUCIDATO NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI MATHAUSEN

     di Massimiliano Mancini (1)

Abstract:  Luigi Vacchini, valoroso combattente della prima guerra mondiale, Vigile urbano del Comune di Milano “…ottimo elemento sul lavoro e nella vita privata”, sin dall’inizio della lotta di liberazione si prodigò per raccogliere fondi per la Resistenza. Denunciato da un vicino di casa fascista fu deportato prima al campo di Fossoli e quindi a Mathausen e morì a Ebensee per gli sforzi dei lavori forzati.

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(1)Segretario Generale UPLI, già comandante dirigente di Polizia Locale e Provinciale, criminologo esperto in psicologia investigativa, giudiziaria e penitenziaria.

 

Non sapeva frenare lo sdegno,

ogni qual volta veniva a conoscenza

di atti di ingiustizia.

 

CHI ERA LUIGI VACCHINI

Luigi Vacchini era nato a Lodi Vecchio (LO) il 19 giugno 1883 da Francesco Vacchini ed Ernesta Veneroni.
Si era arruolò nel Corpo dei Vigili Urbani di Milano poco più che ventenne nel 1906 come “Vigile urbano allievo”.
Allo scoppio della Grande Guerra, fu mobilitato per 5 anni e si distinse come valoroso combattente tanto che rimase ferito sul campo di battaglia e fu decorato con croce di guerra al valor militare per l’ardimento dimostrato,

L’IMPEGNO NELLA RESISTENZA

Luigi Vacchini di idee socialiste, anche se non iscritto ad alcun partito, ma soprattutto era un uomo di forti princìpi che non tollerava prepotenze o sopraffazione.
In un rapporto della polizia municipale del 15 giugno 1945 si legge: “Vacchini era un ottimo elemento sul lavoro e nella vita privata”.
Dopo l’8 settembre del 1943, non si riconobbe nella Repubblica Sociale Italiana e scelse di entrare a far parte della resistenza così come fecero anche tanti altri colleghi.
Non volle partecipare alle azioni di guerriglia, ma si occupò di raccogliere denaro da destinare alle prime formazioni che a Milano si opponevano al nazifascismo, un compito delicato e difficile al quale si dedicò con grandi rischi, conciliando il servizio e mettendo a rischio la famiglia oltre che se stesso.

IL SACRIFICIO EROICO

Denunciato da un vicino di casa fascista “sansepolcrista”, fu arrestato il 1° marzo 1944 dai militi della Brigata Muti, che aveva compiti di polizia politica ed era a disposizione dei tedeschi per le operazioni di polizia militare, e infatti parteciparono al plotone di esecuzione della Strage di Piazzale Loreto quando furono fucilati oppositori del regime e partigiani e lasciati esposti per giorni.
Fu condotto a San Vittore dove subì durissimi interrogatori e torture spietate ma, pur consapevole delle ulteriori conseguenze alle quali sarebbe andato incontro, non parlò e non tradì i combattenti della resistenza ai quali portava il denaro raccolto.
Dopo un mese di minacce e torture fu internato nel campo di transito di Fossoli e da qui l’8 marzo al campo di concentramento di Mauthausen dove arrivò il 11 marzo e quindi, a fine marzo, fu trasferito ad Ebensee, in Alta Austria, uno dei più importanti sottocampi di Mauthausen, dove i prigionieri venivano impiegati per scavare gallerie nelle montagne circostanti per realizzare centri di ricerca e costruzione dei missili V2.
Qui venne messo ai lavori forzati, ma scavare gallerie nella roccia per un uomo di 60 anni malato e stanco fu l’ultima sofferenza che non gli fece superare la prima giornata di lavoro forzato.

LA FINE

Morì il 1° aprile 1944  e il suo cadavere rimase a terra per quattro giorni prima di essere portato al forno crematorio.
Nè i familiari, nè i colleghi di Luigi Vacchini vennero a conoscenza della terribile sorte toccata al loro congiunto ed amico, visto anche il più stretto riserbo mantenuto in merito dalle autorità italiane e tedesche.
Conobbero la triste verità solamente nel giugno del 1945, quando i sopravvissuti ai lager nazisti, tornando a casa, raccontarono della morte di Luigi, i cui poveri resti vennero tumulati, insieme a quelli di altri deportati, nel cimitero Lepetit di Ebensee.
Il 25 gennaio del 2019, in occasione del Giorno della Memoria, è stata posta una “pietra d’inciampo” davanti al Comando della Polizia Locale di Milano, in Piazza Beccaria 19, per ricordare l’eroismo di servitore dello Stato, di quello vero e non dello stato fantoccio di Salò al servizio dei nazisti, e soprattutto di un uomo di giustizia e di libertà per tutti.
Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’olocausto e attiva testimone della Shoa italiana e Gunter Demnig, l’artista tedesco che ha ideato le “pietre di inciampo”, i sampietrini con una targa d’ottone che ricorda il nome dei caduti del nazifascismo nei luoghi in cui sono stati prelevati.
Le pietre servono a tenere viva la coscienza, secondo il passo del talmud che recita “una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome.”

 

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